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Il naviglio della Martesana dal lato di via Idro

Il naviglio della Martesana dal lato di via Idro

dom 04/09/16
La caccia al verde del Municipio 2
Il quartiere: giù il muro che divide il parco di Gorla. Ferma la riqualificazione dell'ex campo rom di via Idro

INTERESSANTE ARTICOLO TRATTO DA IL CORRIERE DELLA SERA

Il naviglio Martesana unisce ciò che i Rilevati ferroviari dividono. Il viaggio nel Municipio 2 si snoda lungo il Naviglio Piccolo, così fu chiamato al tempo degli Sforza. Le acque limpide che entrano in città, all’altezza della ciclo-pedonale via Idro, segnano il confine ad Est del Municipio. Il canale, su cui s’affacciano ville storiche e giardini nascosti, da via Padova attraversa viale Monza, scorre lungo l’alto muro del parco di Villa Finzi, a Gorla, che le associazioni di zona e lo stesso neo presidente Samuele Piscina (Lega Nord) sognano «di abbattere — parzialmente — per rendere quel piccolo polmone verde più accessibile». Con il suo patrimonio arboreo ricco di specie anche rare e il Tempio della Notte che si apre al pubblico solo grazie al Fai. Tredici chilometri di tragitto e il corso d’acqua sparisce nella pancia della città, in via Melchiorre Gioia, dove c’è Cassina de Pomm, testimonianza del passato. L’acqua non è più limpida e all’inghiottitoio, prima della tombinatura, c’è un tappeto di bottiglie di birra e spazzatura.
Ha poco verde il Municipio 2. «Servono più alberi e meno congestione del traffico. Qui ogni cittadino ha a disposizione 2 metri e mezzo di verde, contro i nove previsti — dice Pippo Amato, architetto e attivo nell’associazione Amici della Martesana e Greco —. E le Ferrovie vorrebbero costruire dei grattacieli sull’area del boschetto: altro cemento, a fronte di aree dismesse ancora da recuperare».

È porta d’ingresso alla metropoli, tagliato da grandi arterie oltre che dai Rilevati ferroviari. Due ne delimitano i confini: viale Fulvio Testi a Nord, viale Palmanova a Sud. La terza, via Padova, è quella che Gigi Galbusera, anziano consigliere di Municipio eletto nelle file del Pd, dice essere una polveriera. «In via Padova la popolazione è composta da anziani e immigrati. Dopo tanti anni queste due componenti della popolazione non si sono ancora integrate — racconta Gigi —. Ci sono problemi di ordine pubblico e di criminalità. Penso a una realtà come via Cavezzali. Siamo ancora in tempo a fare un lavoro che non ci porti fra dieci anni a vivere la stessa esperienza delle Banlieu. Se si fa qualcosa adesso bene, altrimenti i rischi sono alti». I giardinetti di via Mosso, alle spalle dell’ex convitto del parco Trotter in ristrutturazione, sono la testimonianza più inquietante di questo declino: viados, prostitute, tossicodipendenti, alcolisti bivaccano giorno e notte e si sono portati persino i divani.

E lo sguardo torna indietro, poche centinaia di metri, di nuovo alla via Idro dove una sbarra è il segno dell’intervento forte voluto dalla passata amministrazione. Lo sgombero difficile di un campo nomadi ormai fuori controllo. Ma dopo quattro mesi ancora non è stata portata via l’immondizia, né sono state demolite le casette. E solo l’effetto Avatar di una vegetazione cresciuta liberamente smorza l’impressione violenta offerta da quell’abbandono.
Dall’ex campo si vedono i palazzi del quartiere Adriano, piano integrato di intervento che più sfortunato non si può, con il fallimento del Gruppo Pasini che ha lasciato sul campo villette incompiute e lo scheletro di una Rsa, calamita di degrado. E che ancora qui aspettano il prolungamento del tram 7 e l’interramento dell’elettrodotto.
Ci sono potenzialità nel Municipio che più di altri custodisce luoghi dalla forte identità. Si pensi al Quartiere degli Artisti, che s’affaccia sulla via Ferrante Aporti e contende a Gorla l’appellativo di Piccola Parigi. Ci sono Precotto, un’isola felice. E gioielli come cascina Turro, dove nel 1848, cacciati gli austriaci, si riunì il governo provvisorio e che oggi si apre solo per celebrare matrimoni. Perché manca il personale,
Di là dai Rilevati, su via Sammartini, c’è la prima linea dell’emergenza migranti. E la via Gluck che lotta per essere riqualificata. Di qua, in via Cavalcanti 8, c’è la moschea illegale in cantina. Non l’unica nel quartiere. «È una città molto complicata nel suo insieme, ha diverse etnie, diversi quartieri difficili nei quali i problemi da risolvere che si sono accumulati negli ultimi anni e sono esplosi sono veramente troppi. E per risolverli serve la volontà di un Comune che negli ultimi anni è spesso stato assente».




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